La battuta di caccia

Ritrovo per passare un po' di tempo insieme, chiacchierando su vari argomenti.
Potete fare gli auguri ai vostri amici iscritti per compleanni, festività ecc...

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cercla
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La battuta di caccia

#1 Messaggio da cercla »

:cheers:
raga,
questo mi è capitato oggi, e l'ho scritto di getto, non so se leggendo vi darà qualcosa,
a me ha dato dei bei ricordi ed una grande tristezza...

LA BATTUTA DI CACCIA

Tentando per l'ennesima volta di dare una sistemata nel mio studiolo, che ormai è diventato una specie di magazzino con gli scaffali pieni di scatole e buste impolverate, con l'idea di buttare qualcosa di quello che ho appoggiato li negli anni, e che non ho mai più usato, mi viene in mano una scatola da scarpe di cui non ricordo il contenuto.
La apro, dentro ci sono le testimonianze dei miei trascorsi sportivi, sono le medaglie, ormai tutte ossidate, che ho vinto tra i sette ed i quaranta anni, nelle varie attività sportive in cui sono incappato, la maggior parte le ho prese in acqua, prima in piscina, poi in acque libere, poi sotto acqua ed infine sopra all'acqua con un remo tra le mani.
Le altre sono arrivate sporadicamente dal tennis, dallo sci in settimana bianca e dall'arco.
Poi ce ne sono due che non vengono dallo sport, ma a cui tengo molto, una vinta in una goliardica gara di rutti poderosi tra bikers brutti sporchi e cattivi caricati a birra, e infine quella a cui tengo di più, che mi venne attribuita dai miei compagni di scuola alla fine delle superiori, davanti c'è la vittoria alata, dietro la scritta, “il più rompicazzo sez A 1976/79”.
Ma tra le medagliette c'è anche un involto di tela , messo intorno ad un oggetto che ha più di cinquanta anni, la mia ultima fionda, la forcella è ricavata da un pezzo di tondino di ferro rubato in un cantiere e sagomato in morsa a martellate, gli elastici e la pezzuola si sono sbriciolati e li ho buttati, ma la forcella era un capolavoro che avevo costruito con le dimensioni giuste per la mia mano, la parte in cui passava il sasso era fatta ad U, per mantenere i due rebbi molto corti, perchè più il proiettile passa vicino al pollice e più la mira è precisa...
Soppeso in mano la fionda e mi parte il ricordo...

Una mattina di fine giugno del 1970, ai bordi della capitale, nel cortile di una palazzina, che insieme ad altre cinque, è stata costruita su una collina in mezzo al nulla, a più di un chilometro dal piccolo borgo che da il nome alla zona...
Una decina di ragazzini stanno raccogliendo della ghiaia, scelgono i sassi uno per uno, e se li mettono nelle tasche dei pantaloni.
Attorno al collo portano tutti una collana fatta da un paio di quadrelli elastici, una pezzuola di pelle ricavata da una scarpa vecchia, ed una piccola forcella di legno, tranne due che la forcella se la sono fatta di ferro.
Approfittando di questi giorni con la scuola ormai chiusa, e le famiglie che non ci hanno ancora spediti dai parenti al paese di origine, abbiamo organizzato una battuta di caccia...
I cacciatori hanno la loro gerarchia che va rispettata,
quelli che hanno fatto la quinta elementare come me, sono i capi caccia, quelli di quarta sono i cacciatori semplici, quelli di terza sono i cacciatori battitori, quelli di seconda, non li portiamo, sono troppo piccoli e con la fionda sono alle prime armi, meglio se rimangono sotto alle palazzine a tirare a qualche barattolo...
la gerarchia è la gerarchia, e qui, ci siamo passati tutti...
Per i capicaccia si tratta delle ultime battute con la fionda, perché dal prossimo settembre cambieranno arma e diventeranno i novizi nella costruzione e nell'uso del letale arco da caccia, sostituiti come capi caccia dai cacciatori semplici che affronteranno l'ultimo anno da fiondisti...
Mentre noi ex capicaccia, avremo 3 anni di crescita gerarchica tra gli arcieri, per arrivare alla fine della terza media, dove l'arco verrà accantonato, e sostituito dal tanto agognato motorino...

Saranno circa le dieci di mattina, non abbiamo gli orologi, ma ci regoliamo con il sole, quando attraversiamo la strada che porta e finisce alle palazzine, avviandoci verso la collina di fronte, attraversiamo un grande prato e andiamo verso le cave di tufo e pozzolana ormai abbandonate, ma che torneranno utili tra qualche anno per fare i campetti da motocross, in cima alla collina attraversiamo la grande pineta ed arriviamo alla sorgente, una polla d'acqua che scaturisce dal terreno sabbioso, e forma un rigagnolo che procede per un paio di chilometri, prima di gettarsi in un fosso...
La zona è completamente deserta, a parte un paio di case coloniche mezzo diroccate, non c'è niente, le pecore che portano a svernare in questa zonz sono andate via da due mesi, e le felci stanno ricrescendo...
Guardando da quel punto sopraelevato, vedevamo intorno solo terreni boschetti ed altre colline, non immaginando che dopo tre anni, proprio in quella pineta, avrebbero costruito un complesso di case popolari, dei palazzoni rossi, che avrebbero dato il via all'urbanizzazione della zona, riempiendola di gente...
Dopo aver guardato il panorama e deciso da che parte andare, beviamo dalla polla d'acqua, prendiamo le fionde, sasso inserito nella pezzuola e tenendo l'arma a due mani, pronta per tirare, ci incamminiamo lungo il rigagnolo d'acqua...
La caccia è cominciata...
Camminiamo circospetti, in silenzio senza far rumore con i piedi, seguendo l'acqua, dopo un po', uno dei battitori fischia e ci indica un cespuglio ad una ventina di metri, tira un sasso nel cespuglio ma non succede niente, ci avviciniamo, i battitori tirano nel cespuglio un altro paio di volte, ma non succede niente, il battitore che ha fischiato dice che aveva visto un movimento, e viene ferocemente cazziato perchè devi vedere di che animale si tratta, mica puoi andare dietro ad ogni soffio di vento che muove l'erba...
Riprendiamo il cammino scendendo verso la vallata e poco oltre, distante una cinquantina di metri, vediamo un coniglio selvatico che beve dal ruscelletto, ma mentre cerchiamo di avvicinarci, quello alza la testa, ci guarda e se ne va via con calma, proviamo a tirare lo stesso, ma è troppo lontano...
Va bene, tanto i conigli non sono prede per le nostre fionde, anche se li becchi, la sassata non li ferma, ma li fa scappare più veloci, noi siamo cacciatori di rettili o uccelletti e piccoli roditori...
La caccia continua, avanziamo in riga affiancati, coprendo uno spazio di una decina di metri, quando un ragano verde (ramarro) ad una decina di metri davanti a noi, ci attraversa la strada correndo a testa alta, e lo bersagliamo immediatamente con una gragnuola di sassi, ma non lo prendiamo e si infila illeso in un roveto, andiamo a cercarlo, ma il muro di spine ci impedisce di seguirlo, quindi riprendiamo la marcia...
Ma facciamo più attenzione a dove mettiamo i piedi, perchè si dice che se i ragani corrono a testa alta, intorno ci sono le vipere, che se le incontriamo, per noi sono una bella preda, ma non andiamo certo a cercarle...
Camminando camminando, siamo arrivati dove il rigagnolo d'acqua con un piccolo salto si getta nel fosso, e non abbiamo incontrato altri animali a cui poter tirare.
Sopra al fosso qualcuno ha messo delle palanche per fare un ponticello ed attraversarlo, sicuramente quelli che abitano nelle tre casette sull'altra sponda, mentre da questa parte ci sono degli orti con qualche alberello da frutta, ed uno è rosso di ciliegie, non c'è nessuno, quindi apriamo il cancelletto, tenuto chiuso da un cordino, entriamo e facciamo colazione, le prugne sono ancora acerbe, ma le ciliegie sono buonissime...
Mentre ci rifocilliamo con i frutti della terra, cominciamo a scherzare come bambini, d'altronde siamo bambini.
Il nostro vociare fa aprire una finestra della casa che è di la del fosso, ed una specie di befana si affaccia urlando “brutti ladracci, state a rubba' la robba mia, mo pijo er fucile e ve sparo”...
Non aspettiamo che finisca di urlare, e non guardiamo neanche se rimane in finestra o se esce da casa, scappiamo di corsa e ci fermiamo solo quando non vediamo più il tetto della casa...
Siamo sudati e col fiatone, oltre ad essere sporchi di ciliegie, ma il ruscello è li, ci laviamo la faccia e ci abbeveriamo messi a quattro zampe, come un branco di pecore...

Il sole nel cielo è alto, sarà quasi mezzogiorno, è ora di tornare verso le palazzine, altrimenti intorno a l'una, quando le mamme si affacciano alla finestra e chiamano per farci andare a pranzo, non ci trovano, e poi cominciano le strillate con accompagnamento di scappellotti...
Tornando indietro, però abbiamo il peso dei sassi nelle tasche, e per scaricarlo, lungo il cammino, fermandoci ogni pochi passi, tiriamo a qualunque cosa ci ispira, lucertole, grilli, cavallette, farfalle, lattine, pali del telefono, fiori e rondini, che anche se volano a 200 metri di altezza, e non ci arriviamo, almeno usiamo la fionda...
Arrivati in prossimità delle palazzine, vediamo delle mamme che confabulano sulla strada verso il prato, e quando ci vedono arrivare, si girano verso di noi, mettono le mani sui fianchi e ci scrutano con le espressioni arrabbiate...
Rallentiamo un po' il passo, ma tanto a casa bisogna tornarci, per cui...
Noi due capi caccia veniamo maltrattati perchè siamo i più grandi e ci portiamo dietro quelli piccoli, mentre i piccoli vengono diffidati dal frequentare questi due teppisti...
Ma tanto domattina ci ritroviamo sotto alla prima palazzina e qualche cosa da fare con la fionda, ce lo inventiamo...

Alla fine eravamo tornati a casa alle tre del pomeriggio...
Regolarci con il sole non aveva funzionato, ma se abbiamo passato cinque ore a caccia, pensando che ne fossero passate solo tre, vuol dire che ci siamo divertiti, come bambini che fanno le cose con la massima serietà, anche se è solo un gioco...

Ripensando a quel gruppetto di cacciatori, alcuni ormai vecchietti come me, li incontro ogni tanto, altri sono andati a vivere in altre zone, ed un paio, se li è portati via l'eroina negli anni settanta, prima che potessero diventare uomini...

Mentre mi asciugo una lacrima che mi scorre lungo la guancia, riavvolgo la forcella nella tela, la rimetto nella scatola con le medaglie, e riappoggio il tutto nello scaffale...
Darò una sistemata un altro giorno...
che ce voi fa'... so' fatto così!

Claudio

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Re: La battuta di caccia

#2 Messaggio da Sonosardo »

Grande Claudio, io al posto tuo, questi " racconti " li avrei raccolti e fatto un libro, giuro, sarei il primo ad acquistarlo. Noi non eravamo così, diciamo " industrializzati ", andavamo a mano libera. Dietro casa c'era una strada che allora si chiamava " Via sa perda bianca " , Via della pietra bianca, era uno sterrato fatto di pietre bianche, molto stretta e, quando il Cagliari giocava nel vecchio campo dell'Amsicora era trafficato sia all'andata che al ritorno su una sola corsia, tanto era stretto, tra le maledizioni e le bestemmie di chi ci transitava, col rischio di precipitare nel canale che scorreva di fianco. Oltre il canale c'era una fabbrica abbandonata di non so che cosa, ed aveva le finestrine piccole, quadrate, sopra una costruzione molto alta, che terminava con un altissimo tetto. Beh, il nostro divertimento stava nel fracassare più vetri possibile, stando dall'altra parte del canale, tanto, era tutto abbandonato, non c'erano guardiani, ne case nelle immediate vicinanze. E' chiaro che quelle pietre che formavano il selciato in certi punti come venivano a mancare, creavano dei piccoli fossi e, quelli più furbi, andavano a cercare qui e la per trovare le pietre migliori che potessero adattarsi alle nostre mani, non troppo grandi per la verità. Il peggio era che quando pioveva, quei piccoli fossi si riempissero d'acqua , per cui, chi passava in auto o in moto, non ricordandosi com'era fatta la strada, ci finiva immancabilmente dentro, ma per noi era un fatto secondario, in quanto andavamo a rompere vetri solamente in giornate di tempo buono e sopratutto quando il Cagliari giocava fuori casa, così che non avevamo la scocciatura del passaggio delle auto e il doverci fermare per forza. Ora quella strada col tempo è cambiata, la vecchia strada non esiste più, ora c'è una strada a doppie corsie per il doppio senso di marcia ed ha preso il nome di Asse Mediano, la vecchia fabbrica di non so che cosa la stanno ristrutturando per farne chissachè, ma i vetri ci sono ancora, anche gli spazi vuoti di quelli che abbiamo fracassato noi molti anni fa.
La felicità inizia con un naso umido e finisce con una coda. Cordialmente Gianni

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Re: La battuta di caccia

#3 Messaggio da alberto.demo »

Caro Claudio, eravamo figli di un'altra generazione, io sono cresciuto più o meno così. E una forcella di legno, fatta circa quaranta anni fa, ce l'ho ancora. Andavamo per boschi e quando trovavamo un ramo con una bella biforcazione, mettevamo un legno di traverso, legando la forcella con uno spago, e dopo un paio di mesi si tagliava il ramo e avevamo una bella fionda. Ogni tanto mi torna tra le mani e la faccio vedere a mio figlio quindicenne, dicendogli che l'ho fatta quando avevo più o meno la sua età, e che mi costruivo le cose per giocare, mica voi che avete solo il cell nelle mani. Mi risponde (sempre col cell in mano)....: si papà, me lo hai già detto.... E come diceva una canzone " che ne sanno i 2000".

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Re: La battuta di caccia

#4 Messaggio da sniper70 »

quanti ricordi con le fionde,...mamma mia.....che ne sanno i ragazzi di oggi...sempre in campagna...a giocare con giochi che oggi non sanno nemmeno cosa siano

bel racconto Claudio...sei mitico
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Re: La battuta di caccia

#5 Messaggio da Fofi74 »

Che bei ricordi mi ha fatto riaffiorare Claudio.... grazie.... ps scrivilo un libro perché ci sai fare con le parole come con la carabina...
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Re: La battuta di caccia

#6 Messaggio da giehas »

Bellissimi ricordi,le fionde fatte a mano,le frecce fatte con le stecche degli ombrelli, i prati che ormai non ci sono più ,mamma che mi aspettava con la cucchiarella :handshake:
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Re: La battuta di caccia

#7 Messaggio da cercla »

alberto.demo ha scritto: domenica 12 novembre 2023, 21:56 Andavamo per boschi e quando trovavamo un ramo con una bella biforcazione, mettevamo un legno di traverso, legando la forcella con uno spago, e dopo un paio di mesi si tagliava il ramo e avevamo una bella fionda.
:rolleyes:
noi avevamo un altro sistema per fare le forcelle di legno della fionda.
nei giardini delle nostre palazzine, c'erano diversi tipi di alberi, pini, oleandri, eucalipti, acacie, abeti e mimose.
tutti gli anni ad inizio inverno, queste piante venivano potate, lavoro che durava una settimana, ed i rami tagliati venivano accatastati nel prato oltre le strada per essere portati via alla fine della potatura...
in quella settimana, noi bimbi, armati di coltelli a seghette, quelli che davano in omaggio con le confezioni di preparato per pizza CATARI' , tagliavamo le forcelle da quei rami, poi le scortecciavamo, gli davamo la forma giusta usando il fildiferro, e quando ne avevamo tre o quattro a testa, nelle varie essenze, accendevamo un fuoco e ce le abbrustolivamo sopra, per fargli prendere la forma ed indurirle...
Poi dopo Natale, con i soldi rimediati dalle mancette parentali, ci compravamo i quadrelli elastici a metraggio, e costruivamo le fionde.
Dopo averle provate, le migliori ce le tenevamo, mentre quelle più scarse, le davamo tramite baratto, ai ragazzini di seconda elementare, che volevano cominciare a tirare...

mi ricordo che la mia prima fionda, me la diede Ciccio (Maurizio) in cambio di un giornaletto,
e rispetto a quelle che mi sarei costruito da solo dopo un paio di anni, era proprio una ciofeca, ma ero felice dello scambio fatto, perchè intanto ci potevo tirare i sassi lontanissimo e conquistare il mondo...
:laugh:
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Claudio

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Re: La battuta di caccia

#8 Messaggio da edo15 »

Bel racconto, che ci stava a pennello nell'argomento di Paolo ++ : Amarcord..storie di uno di noi anche per raggruppare temi simili.

Secondo me

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Re: La battuta di caccia

#9 Messaggio da Ronnie James »

Grazie Claudio. Mi hai fatto tornare bambino. :clapping: Noi avevamo una vera e propria malattia per le cerbottane. Le vendevano nelle cartolerie con colori vistosi dotate addirittura di mirino a croce e porta cartocci. Ma erano scrause in quanto corte e care. Naturalmente soldi manco a parlarne per cui andavamo al negozio di elettricità e compravamo un bel tubo lungo 1mt nero poi con il nastro colorato la personalizzavamo. Giocavamo ai giardinetti abitando in città ma c'era qualche albero 🌳 su cui arrampicarsi e "sparare" anche a distanze considerevoli ( anche 20mt) e devo dire che la mira era veramente buona. Ci riempivamo anche le tasche di pane secco per attirare I piccioni e cacciarli mimetizzati tra le foglie. I giochi erano la bici, le biglie di vetro poggiate tra pollice e medio ( o indice) e si doveva colpire la biglia avversaria, e appunto le cerbottane. In inverno indigestione di Subbuteo con veri e propri campionati.
Che infanzia meravigliosa e spensierata e naturalmente qualche sberla delle nostre mamme per i ritardi a casa :laugh:
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Re: La battuta di caccia

#10 Messaggio da pippocz »

Condivido con tutti voi un bel ricordo dell'infanzia :

Dalle mie parti si faceva spesso una battaglia tra due "bande" di ragazzini , quelli che abitavano di quà e di là dal cavalcavia che divideva in due il quartiere .
Erano ammesse tutte le "armi" : fionde , cerbottane e palle di fango lanciate con bastoni ... l'accordo era di mai mirare alla testa , era una battaglia incruenta ma a volte ci scappava qualche ematoma ....

Una delle poche cose belle dell'invecchiare è avere dei bei ricordi ... conserviamoli e ravviviamoli condividendoli !!!
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Re: La battuta di caccia

#11 Messaggio da giehas »

Comunque il giocattolo più bello per me era il fucile a.c Bufalo Bill della Molgora (mi pare ) me lo regalo Mamma, costava ben 5500 lire che a quell'epoca erano una bella cifretta :smile:
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Re: La battuta di caccia

#12 Messaggio da sandro58 »

Bellissimo, il fucile Buffalo Bill lo ho avuto anch'io, naturalmente dopo adeguato percorso con fionda, arco e frecce con le stecche di ombrello e guerre tra i rioni del paese :whink: :bigsmile:

@Claudio : se l' idea del libro con i tuoi aneddoti prende forma, mi prenoto subito per una copia!
Pensaci. :cheers:
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Re: La battuta di caccia

#13 Messaggio da giehas »

È si all'epoca era considerata un'arma pericolosa,e necessitava di un adeguato addestramento,ovviamente era vietato sparare i gommini a fratelli cugini e gatti pena la cucchiarella :grin:
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Re: La battuta di caccia

#14 Messaggio da cercla »

:rolleyes:
quando ho avuto la carabina a gommini, mi piaceva l'effetto di avere per le mani un fucile tipo le DIANA dei miei parenti maggiorenni, ma la fionda e l'arco, erano molto più letali e distruttivi, per cui il fuciletto lo usavo quasi esclusivamente in casa, ma doveva essere una carabina nata sfortunata, perchè dopo aver tirato un paio di volte al gatto domestico, ed una volta a mia sorella, l'arma mi venne sequestrata e fu regalata a un mio cugino un po' più grande di me...
Poi quando arrivarono le vacanze, andai da questo cugino, e lo convinsi a provare l'effetto che facevano i gommini sulle galline nel pollaio, ed era divertente perchè saltavano e starnazzavano, finchè attirato dal rumore arrivò lo zio, che invece di incoraggiarci perchè ci stavamo allenando per la caccia, ci prese il fucile, e tenendolo per la canna, lo ha sbattuto un paio di volte su un muretto, e poi ci ha ridato i due pezzi...
Povero fucile, era proprio sfortunato...
:laugh:
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Re: La battuta di caccia

#15 Messaggio da giehas »

Anche a me papà me lo sequestrò perchè avevo sparato a mio fratello,ma mica lo avevo fatto apposta :angel: :bigsmile:
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Re: La battuta di caccia

#16 Messaggio da Ronnie James »

I nostri genitori ci confiscarono le cerbottane dopo che un ragazzino ebbe il timpano danneggiato ( giuro).
Da quel giorno qualsiasi cosa a forma cilindica in 3 isolati di 7 piani fu bandita. Stop. Basta. Va bene tutto però... :laugh:
Giuseppe
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