Amarcord...la storia di uno di noi

Ritrovo per passare un po' di tempo insieme, chiacchierando su vari argomenti.
Potete fare gli auguri ai vostri amici iscritti per compleanni, festività ecc...

Moderatore: Carlo5

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paolo++
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Amarcord...la storia di uno di noi

#1 Messaggio da paolo++ »

Ero un ragazzo di 12-13 anni, la musica era quella dei Beatles poi dei Rolling Stones, il mio hobby, oltre il calcio, era il tiro con l'arco che praticavo insieme ad un amico in un prato sotto casa di circa 30x35 metri dove ancora adesso in estate tiro con la carabina. Avevamo un arco in legno con singolo contrappeso anteriore e tanto di mirino. Mio fratello grande che era maggiorenne usava lo stesso sito per tirare con la carabina, una Diana 27 (mire metalliche) che a me sembrava pesantissima. Francamente il tiro con carabina non suscitava un grande interesse forse perché l'arco aveva un fascino maggiore. Mio fratello era piuttosto bravo e come avviene spesso mi insegnò le regole di base per usare la carabina. Ogni tanto facevamo piccole sfide e per non demotivarmi a volte mi faceva vincere ma non troppo. Quando era cattivo tempo ed in inverno potevamo tirare con la carabina nel nostro garage seminterrato a 15 metri. Essendo l'inverno lungo e tirando con la carabina, arrivò pian piano la passione che era direttamente proporzionale ai progressi ottenuti. Al superamento dell'esame di terza media con buoni voti arrivò il premio: una bellissima Diana 25, ero felicissimo. La promessa che dovetti fare fu "da uomo a uomo" :"puoi usare la carabina in garage da solo o sotto il prato (che era recintato da mura) non puoi portarla fuori casa per nessun motivo perché sei minorenne". I piombini non erano come quelli di adesso, avevano una forma cilindrica, come i feltrini che si usano per pulire la canna, concavi dentro e finivano con una punta arrotondata (mi pare) si compravano "a peso" tipo mezzo chilo di piombini, erano sfusi, molti erano rovinati, la precisione una specie di mistero, niente calibri pesi o diavolerie che sono arrivate dopo. Dopo circa un anno arrivò "il progresso" .......le conchette, sarebbero i piombini che usiamo adesso, noi li chiamavamo cosi, erano di qualità superiore, ma noi eravamo tiratori "rustici", non sapevamo di canna liscia o rigata però sapevamo regolare le mire metalliche alla perfezione poiché si cambiava l'alzo per passare dai 15 ai 32 -34 metri ecc. Ho aperto questo argomento e chi fosse interessato può raccontare la sua storia di tiratore, forse può essere un'idea, un saluto a tutti e spero di non avervi annoiati, ciao, Paolo.

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kabuto
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Re: Amarcord...la storia di uno di noi

#2 Messaggio da kabuto »

ciao.
io ho conosciuto l'aria compressa quando ero ancora un ragazzino.
mio zio, che ora non c'è più, aveva anche lui una Diana, non saprei dire il modello,
ma ricordo perfettamente la figura di una donna con un braccio alzato, incisa sopra.
una break barrel, con un'ottica piccola e lunga, con degli anelli fatti di lamiera di ferro verniciati di nero lucido.
il reticolo era una semplice croce costituita da due fili metallici.
mi sembrava una tecnologia fantascientifica.
mi portava sulla terrazza sul tetto della casa dei nonni e tiravamo alle patate che mia nonna teneva in soffitta.
ero folgorato dalla precisione dei colpi.

...alla prima occasione, alle bancarelle della festa del patrono,
convinsi i miei a comprarmi una pistola Condor, che ancora possiedo.
Cristiano

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caravan
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Re: Amarcord...la storia di uno di noi

#3 Messaggio da caravan »

... sicuramente è trascorso più di mezzo secolo, presumibilmente intorno al 1968/70.
Aiutavo nei suoi lavori un amico di famiglia vicino di casa che possedeva una Diana dotata di ottica e come premio al mio aiuto mi permetteva di provarla.
La mia prima AC la trovai nella cantina di un'amico e tramite un baratto fu subito mia, in realtà mancava il calcio, era solamente il fusto arrugginito e io lo dotai di un'impugnatura per farlo somigliare a un mitra e giocare alla guerra... grande fu la sorpresa quando scoprii, dopo qualche giorno, che la canna si era sbloccata e riuscii a caricare la molla... contro tutte le mie aspettative, funzionava..! In breve, sempre tramite un baratto mi procurai un calcio, era orribile e parzialmente rivestito di una stoffa adesiva di un brillante verde acido ma quasi compatibile con il fusto, diventarono una cosa sola con qualche giro di nastro adesivo e ora dovevo solo inventarmi delle mire, mentre come pallini andavano benissimo le bacche da 4,5mm :itwasntme: che trovavo sulla siepe della chiesa alternate a palline composte da stucco da vetri e pallini da caccia... finchè, sempre tramite un baratto, riuscii ad avere una pistola Diana mod.2 ma per quella solo pallini comprati a peso...
I soldi non fanno la felicità, ma con i soldi puoi comprarti un' Harley-Davidson e io non ho mai visto un'uomo triste guidare un' Harley-Davidson...
Daniele

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cercla
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Re: Amarcord...la storia di uno di noi

#4 Messaggio da cercla »

:cheers:
io avevo tanti parenti cacciatori, che quando si riunivano per le varie e numerose ricorrenze, dopo il classico pranzo innaffiato da parecchio vino, tiravano fuori la diana e si mettevano a tirare i piumini su qualche pagina presa dai fotoromanzi...
e non mi facevano tirare mai, perchè ero troppo piccolo, nonostante avessi fatto pratica con le armi a gommini, la carabina ALCE e la pistola OKLAOMA...
ma il vero desiderio di possedere una diana 22, mi venne quando un mio cugino appena maggiorenne, mise un soldatino di plastica in piedi su di un muretto, e seduto a cavalcioni su una sedia a una decina di metri, appoggiando i gomiti alla spalliera, fece qualche tiro, finchè colpì il soldatino facendolo volare via...
io corsi a recuperare il bersaglio e quando lo trovai rimasi impressionato, il piombino lo aveva colpito alla testa, e gli si era stirato il collo, facendolo sembrare una specie di serpente che usciva dal corpo del soldato...

ammirato da questa dimostrazione degli effetti distruttivi della diana, cominciai a volerla, ma mi dissero che l'avrei potuta avere solo da maggiorenne...

solo che quando finalmente ho compiuto i 18 anni, per le AC ormai serviva il PdA, e poi c'erano cose più interessanti che mi attiravano, le moto le macchine e soprattutto le femmine...
:cool:
che ce voi fa'... so' fatto così!

Claudio

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paolo++
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Re: Amarcord...la storia di uno di noi

#5 Messaggio da paolo++ »

Ciao, quando ho scritto questa cosa speravo che altri colleghi fossero interessati a raccontare gli inizi della propria attività, magari anche il lato emozionale, sollecitando i più anziani del forum o anche altri più giovani ma, a quanto pare, l'argomento è stato quasi privo di interesse. Il nostro forum è di tipo "tecnico" quindi è normale che gli argomenti tecnici siano i più gettonati, ma il mio intento era quello di sollecitare (mi passi il termine) il lato "umano" di noi tiratori. Vabbè, è andata cosi, e, come si dice, poteva andare peggio. Forse si potrebbe pensare ad una questione di "egocentrismo" da parte mia, lungi da me........forse è solo un fatto di curiosità, poiché, essendo in tanti, chissà quante storie interessanti potevano venir fuori.........ringrazio i colleghi che hanno partecipato, un saluto, Paolo.

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barbarvs
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Re: Amarcord...la storia di uno di noi

#6 Messaggio da barbarvs »

1968 circa. Con un baratto, realizzato per corrispondenza con l'aiuto delle inserzioni su TOPOLINO, diventai possessore di una DIANA 25. Ero in collegio e quando mi arrivò, mi fu sequestrata. Rimase imballata nell'ufficio del rettore per diversi mesi. Fu lunga e sofferta l'attesa e, alla fine dell'anno scolastico 653 km. di ferrovia portarono me e lei a casa. Aveva il calcio incrinato e fissato con una grossa vite, la brunitura era rimasta solo in parte e aveva la canna liscia e fu solo qualche tempo dopo che sentii parlare di rigatura anche nelle armi ad aria compressa. Oltre i piombini, cilindrici, cavi e a punta conica, sparava anche i "fiocchetti" di acciaio con la coda di vari colori, erano quelli che usavano i tiro-a-segno delle fiere e sagre paesane. Tali proiettili erano entrambi di marca e peso sconosciuto a noi, si entrava in armeria, si chiedevano e si portava via quello che ti davano. Le attuali elucubrazioni balistiche ci erano risparmiate. Quella era la carabina, quelli i pallini, nell'uso cercavamo di ottenere il meglio. Ho ancora una manciata di quei pallini, hanno perso lucentezza, anzi, sono un po' ossidati e, chissà perché, ogni tanto penso di provarli in una delle mie armi. Nel 1968 erano altri tempi e altro carattere il mio. Con un amico, anche lui possessore di carabina, facevamo del tiro a segno molto "disinvolto", ci raccomandavano di stare attenti quando lo facevamo per strada. Poi, un giorno, venimmo a sapere che le carabine che fino ad allora si compravano liberamente se maggiorenni (21 anni all'epoca) erano diventate armi comuni come le 38, 357, 44, 45 ... La mia non aveva neanche il numero di serie, metterla in regola aveva un costo sproporzionato al suo valore. Fu intestata a mio padre che godeva di alcune "agevolazioni" e quando nel 2004 morì, in famiglia decidemmo che la "mia" carabina doveva essere rottamata perché faceva numero e non si potevano detenere più di tre armi comuni. La portammo in caserma chiedendo la rottamazione. Mentre il maresciallo compilava il modulo a macchina, un carabiniere, incuriosito, caricò la molla e la scaricò sul pavimento. Stavo per dirgli. "Non si spara a vuoto!" Ma non dissi nulla, per rispetto e anche perché, per me, quel momento era il funerale di un'epoca irripetibile. Ho resistito quasi 18 anni, ma alla fine, alla mia veneranda età, dotato di una porzione di cervello che crede di essere ancora un ragazzino, ho sentito la necessità di imbracciarne ancora una. Accostatomi all'attuale produzione DIANA, ho incontrato modelli e materiali ai quali non ero abituato e, da inguaribile nostalgico, ho comprato una WEIHRAUCH rigorosamente made in Germany.

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