lo sapevate che ......?

Ritrovo per passare un po' di tempo insieme, chiacchierando su vari argomenti.
Potete fare gli auguri ai vostri amici iscritti per compleanni, festività ecc...

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raider
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Re: lo sapevate che ......?

#33 Messaggio da raider »

Dalle mie parti (nel napoletano) al posto di dire "ti faccio vedere i sorci verdi" si usa dire:Te faccio vedè e surece russe ( ti faccio vedere i sorci rossi) Altro non sarebbe che la stessa cosa ma in versione napoletana.Forse perchè i topi mangiano troppo pomodori? :tongue: :itwasntme:
Antonino

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Sonosardo
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Re: lo sapevate che ......?

#34 Messaggio da Sonosardo »

IS ANIMEDDAS
FORSE NON TUTTI SANNO CHE:
In Sardegna si festeggia da sempre "Il bene delle anime" ossia “is animeddas” denominazione corrente nel sud dell’isola, e “su mortu mortu” tipico delle zone del nuorese. Il nome cambia a seconda della zona dell’isola ma tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre anche nei paesi della Sardegna la tradizione era del tutto simile a quella anglosassone. I rituali hanno analogie davvero impressionanti con quelli della festa americana, con zucche intagliate e bambini che bussano di casa in casa chiedendo doni. Nel Campidano e nel sud dell’isola i bambini andavano a chiedere, di porta in porta, qualche dono per le “piccole anime”, da cui il nome “is animeddas”. Anticamente ai bambini venivano donati dolci preparati in casa come le pabassinas, su pani de saba, e soprattutto un dolce che merita attenzione anche per il nome che lo caratterizza, ossu de mottu (osso di morto), a cui venivano aggiunti poi altri doni come le melagrane, le castagne e la frutta secca. Al centro della Sardegna era più diffusa la tradizione de “su mortu mortu”. I bambini suonano i campanelli delle case dicendo di essere “su mortu mortu” e ad essi vengono regalate castagne, dolci di miele ed uva passa, soldini.Gli adulti per contro ricordano i loro morti con una cena frugale, raccogliendosi poi intorno al camino per raccontare fatti del passato o leggende della zona.
Si lascia la tavola apparecchiata per i defunti tutta la notte ed in alcuni paesi anche le credenze rimangono aperte perchè questi possano nutrirsi.
Anche la zucca non è una prerogativa di Halloween. In Sardegna venivano intagliate a rappresentare esseri spettrali, per far divertire e spaventare i bambini.
Nelle case invece si accendevano le lampade ad olio (lantias), una per ogni defunto di famiglia. In altre zone della Sardegna, soprattutto nel Sarrabus Gerrei ai bambini venivano date delle piccole forme di pane somiglianti a delle coroncine. Ancora oggi in alcune zone della Sardegna sopravvive questa tradizione tipica dell’isola, magari invece che pane o dolci genuini vengono date ai bambini delle caramelle o cioccolato, ma rimane vivo il ricordo antico delle “animeddas” o dei “mortu mortu”. Probabilmente la maggior parte dei Sardi non conosce nemmeno queste tradizioni antichissime e magari ritiene Halloween una festa americana importata con prepotenza, ma in realtà l’unico merito degli Statunitensi è stato quello di aver trasformato una festa tipicamente Europea in uno dei più grandi Business degli ultimi tempi. In questo gli americani sono imbattibili...
La felicità inizia con un naso umido e finisce con una coda. Cordialmente Gianni

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Re: lo sapevate che ......?

#35 Messaggio da Ronnie James »

Che bella storia Gianni. Grazie :cheers:
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Re: lo sapevate che ......?

#36 Messaggio da cercla »

:rolleyes:
penso che il rito dei bambini erranti di casa in casa a chiedere regali per i morti, la zucca intagliata, e la tavola lasciata apparecchiata per le anime dei defunti, sia presente in molte zone d'Italia, e risale a quando l'America ancora non c'era...
in fondo la ricorrenza in ricordo dei morti, si è sviluppata con il cristianesimo, trasformando quelli che erano i riti pagani, per ringraziare la terra dei frutti che aveva dato, e per salutarla nel periodo invernale, quando non avrebbe dato più frutti, in attesa delle feste primaverili e della sua rinascita vegetativa...

anche nei paesi della Tuscia, zona di tradizioni etrusche, dove vivevano i miei nonni, quando ero bambino, mi ricordo che la sera dei Santi, andavo con i miei cugini un po' più grandi di me, casa per casa a chiedere regalini per i morti.
e ci davano nocchie (nocciole) e castagne, prodotti tipici della zona, e dei biscotti strani, grigiastri ed informi ma dolci, che chiamavano ossa dei morti, mentre caramelle cioccolatini o altri dolciumi, non erano proprio presenti nella mentalità dei paesani...
ed anche li, dopo la cena, la tavola veniva riapparecchiata bene, e fornita di cibi, per le anime dei morti, mentre davanti alla porta delle case, c'erano le zucche svuotate ed intagliate, con dentro il cero acceso, che dicevano servissero a tenere lontani gli spiriti maligni (i morti cattivi)...
:cheers:
che ce voi fa'... so' fatto così!

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Re: lo sapevate che ......?

#37 Messaggio da Ronnie James »

Ma dai :shocked: qui in Piemonte che io sappia non c'era questa usanza. Le ossa di morto le fanno anche in Sicilia e sono dei dolci spacca denti buonissimi :tongue:
Giuseppe
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Re: lo sapevate che ......?

#38 Messaggio da cercla »

i biscotti "ossi dei morti" più noti, sono quelli siciliani, buoni ma duretti da masticare...
mentre quelli che dico io, sono fatti con un impasto fluido contenente nocciole frantumate, che viene colato in piccole pozzanghere nella teglia, e quando si cuociono si rigonfiano lasciando all'interno delle bolle d'aria, e rimangono più friabili...
ci sono, o almeno c'erano ancora negli anni 80, dei forni paesani, che insieme a pane e pizza, vendevano tutto l'anno i tozzetti (tipo i cantucci toscani) e gli ossi dei morti, che in comune avevano la presenza di nocciole, intere per i primi e frantumate per i secondi, ma soprattutto, erano ottimi da mangiare accompagnati al vino dal gusto leggermente aspro originale della tuscia...
che ce voi fa'... so' fatto così!

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Re: lo sapevate che ......?

#39 Messaggio da nicola »

Anche da noi c'era l'antica devozione dei defunti con riti molto simili ad Halloween
partiamo con la data,
il 01/11/19.... festa di OgniSanti (o Tutti I Santi) si pranzava in famiglia ampia, ovvero toccava dalla parte della nonna materna (madre della madre),
percui tutte le zie con la propria famiglia, si riunivano a casa della loro madre, una pacchia per noi cuginetti,
si pranzava, come usanza del Sud, manco avevi finito di fare il ruttino, che si iniziava a ripreparare per la cena,
ad una certa ora del tardi pomeriggio, le zie più giovani e le sorelle più grandi di noi, avevano il compito di travestire noi cuginetti e cuginette, in veri obbrobri della civiltà.
spiego:
tra i: -no li no-, - non prendete quello-, - madonn no il corredo no- e via imprecando da parte della nonna,
si metteva mano nella cassapanca, per tirar fuori, tutta una serie di vecchi vestiti, del nonno e della nonna.
con questa roba e alcune trucature con rossetto e tozzo di carbone, le ziette si divertivano a trasformarci in zombi.
(un misto tra carnevale, zombi, partori vari e briganti)
appena pronti, ci si forniva di paniere (piccolo) o fagotto (fazzolettone legato a 4 punte al bastone del nonno), anche la sporta della spesa, faceva la sua sporca figura.
pronti ? si parte.
e iniziavamo il nostro peregrinare tra i vicoli del centro storico del paese,
si bussava ad ogni porta, di solito al piano terra, o nei vasce (locali più bassi del piano stradale) adoperati come ambiente giorno, gli antenati dell'attuale tavernetta,
appena l'inquilino apriva, si recitava la filastrocca di rito:
- All'anem di muert, o ditt mamm, m'ha dè do fiche ?- (per le Anime dei morti, ha detto mamma, mi dai due fichi?)
e qui l'inquilino rispondeva
- e dove la mett ?- (e dove li metterai, nel senso di contenitore)
- di rimando:
-in do viddich- (nel mio Ombellico)
e se tutto andava bene l'inquilino ti dava delle caramelle, a volte qualche cioccolata, spesso noci, mandorle e fichi secchi.
si ringraziava e riprendeva il peregrinaggio.
a fine serata, circa le 20 max 20.30, si ritornava alla base, era quasi ora di cena.
si contava il bottino e lo si divideva da buoni cuginetti (seee va bè, manco la bocca devi aprire)
[ricordate, siamo alla sera del 1 novembre, il giorno dopo sarebbe stato 2 novembre la Festa dei Defunti, e ancora rosso festivo ]
Va sottolineato un particolare, le pietanze avanzate (non quelle nei nostri piatti), nei tegami di preparazione, non si portavano in cucina, restavano sul tavolo o sui vari mobili della sala pranzo.
Finita la cena, tra racconti, ricordi e altro, prima di alzarci da tavola, mia nonna diceva una preghierina, in dialetto, che noi manco capivamo,
poi si lasciava il tavolo apparecchiato, tovaglia, pane, vino e gli avanzi (nelle tielle varie)
perchè?
la preghierina della nonna, era l'invito alle anime dei defunti, a servirsi durante la notte di quel cibo, quando tutti erano lontani o a letto, e non potevano assistere al banchetto.
finchè mia nonna materna è stata viva e in grado di partecipare, abbiamo conservato il rito della Cena proprio per lei.

PS: dovete sapere che quei vasce, raramente avevano uno scarico fognante, appunto per la loro posizione inferiore al piano stradale,
pertanto, dopo il pranzo, l'acqua delle stoviglie o della pulitura del pavimento, veniva contenuta in dei contenitori, bidoncini di rame o secchi, fuori la porta, in attesa di un momento o luogo propizio per disfarsene.
le porte di ingresso di questi locali, erano delle porte finestra, con tendina e maniglia interna ed esterna (poi esternamente, c'era la porta vera e propria ad un'anta o due, in legno massiccio)
e qui nasce il "TungRamere" (premesso che i protagonisti erano ragazzini/e dai 6 ai 14 anni, non punibili per legge, ma solo se venivi preso o la notizia arrivava a casa )
in cosa consisteva:
se, al bussare, l'inquilino/a ti mandava al diavolo, peggio, con l'aggravante della presa per i fondelli, scattava la contromossa
uno apriva di scatto la portafinestra e un altro o più, dava un calcio al contenitore di acqua sporca, che manco a dirlo, in parte finiva nel locale vasce.
Fuga a rotto di collo per le viuzze e ............."speriamo che io me la cavo quando torno a casa"
questa era la nostra giovinezza e spensieratezza
Grazie della cortese Attenzione :bow:
Nicola
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Re: lo sapevate che ......?

#40 Messaggio da Sonosardo »

Grazie Nicola, bellissima storia, esilarante la parte finale, quelle si che erano goliardate belle e buone :handshake:
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Re: lo sapevate che ......?

#41 Messaggio da pippocz »

Molto bella ...

Grazie Nicola per avere condiviso questa storia d'altri tempi quando, seguendo le tradizioni , ci si divertiva con poco ..
Maurizio

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nicola
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Re: lo sapevate che ......?

#42 Messaggio da nicola »

Una triste storia tutta siciliana
"Qual è la vera storia di" Vitti ‘na crozza", una tra le più celebri canzoni della tradizione siciliana?
Non è una canzone allegra. Tutt'altro.
Il vero significato delle parole ci riporta al mondo delle zolfare, fatto di faticosissimo lavoro e di sofferenza.
Una canzone che ci ricorda la sofferenza e anche l’ingiustizia di chi passava la maggior parte della propria vita nelle miniere di zolfo della vecchia Sicilia e
se aveva la sventura di morire tra le viscere della terra lì restava, sepolto senza nemmeno “un toccu ‘ri campane”.
Protagonista della canzone è ’na crozza, ossia un teschio.
Un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale, rivolta principalmente contro determinate usanze della Chiesa cattolica di un tempo.
La maggior parte delle persone ha sempre ritenuto che il famoso ‘cannuni’ dove si trova il teschio, protagonista della canzone, fosse il pezzo di artiglieria cilindrico utilizzato per fini bellici, e che la canzone si riferisca ad un evento di guerra.
Ma così non è; Il "cannuni" altro non era che il boccaporto delle miniere.
Il testo ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle solfatare.
I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nella oscurità perenne delle miniere, ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino,
insiste la voce del teschio,
un semplice rintocco di campana, perché zolfo e sottosuolo erano simboli e dimora del demonio.
La voce del teschio implora che qualcuno riservi anche a lui questa pietas, affinché una degna sepoltura, accompagnata da un’onoranza funebre che lo possa,
degnamente accompagnare nell’aldilà sia in grado di riscattare i suoi peccati e garantirgli una pace eterna dopo un’esistenza di stenti, contrassegnata da un lavoro massacrante in un’oscurità permanente".
(Sara Favarò - Storia di vitti 'na crozza)
Vitti na crozza supra nu cannuni, fui curiusu e ci vosi spiari. Idda m'arrispunnìu cu gran duluri: murivi senza toccu di campani. Si nni jeru, si nni jeru li mè anni, si nni jeru, si nni jeru e un sacciu unni...

(Costantina Ferrandino)
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Re: lo sapevate che ......?

#43 Messaggio da giehas »

Molto bella :clapping:
massimo
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Re: lo sapevate che ......?

#44 Messaggio da nicola »

Spesso vi abbiamo dei grandi orgogli partenopei: la nascita della prima ferrovia italiana a Napoli, ad esempio, il 3 Ottobre 1839,
ma non vi abbiamo ancora raccontato tutto: anche la zuppa inglese è nata lo stesso giorno!
Vi abbiamo altresì raccontato che l’operazione fu fortemente voluta da Ferdinando II di Borbone,
il re delle tecnologie, con il supporto degli inglesi. In particolare delle tecnologie e di un ingegnere inglese ossia l’ingegnere Bayard.

La sera stessa, alla Reggia di Portici, Ferdinando II non aspetta tempo per organizzare un sontuoso banchetto di festeggiamento e inaugurazione,
anche per ringraziare gli inglesi per l’aiuto dato. Al banchetto non può mancare, dunque l’ambasciatore inglese nel Regno di Napoli, Sir Robert Cornelis Napier
zuppa-inglese-origini-napoletane.jpg
Alla cucina di Ferdinando II, il re aveva dato indicazioni specifiche, soprattutto in merito al dolce che avrebbe gradito consumare e offrire all’ospite d’onore,
l’ambasciatore Napier, ossia la pizza dolce (‘a pizza roce, in napoletano).
Questo antico dolce napoletano, tipico della zona del salernitano ed ancora prodotto e consumato talvolta col nome di torta con il naspro, presenta queste caratteristiche:

Forma rotonda
Ricoperta da uno strato di glassa di zucchero fondente, detta “naspro“, arricchito con confetti di vaniglia bianchi
Tre strati di pandispagna bagnato con uno sciroppo leggermente alcolico, con liquori come rum, alchermes, strega
Due strati di farcitura, uno alla crema pasticcera e uno alla crema al cioccolato, ricoperto il tutto con il “naspro”
Sapore dolce
Consistenza cremosa e soffice

La leggenda della nascita della zuppa inglese

La leggenda vuole che il cameriere che portava su un vassoio i pan di spagna appena cotti, li fece cadere rovinosamente per terra.
La rottura irreparabile dei pezzi appareva irrisolvibile.
Mille pezzi impresentabili di pan di spagna ricoprivano il pavimento della cucina reale ed il panico immediatamente sommergeva cuochi e pasticcieri.
Ogni tentativo di ricostruzione del pan di spagna sembrava essere vano.
Mettere assieme le parti più grandi e spesse con la spatola, utilizzare l’alchermes (di colore rosso) per uniformare colore e cercare di nascondere le fratture,
aggiungere crema pasticciera per coprire il disastro. Niente, nulla sembrava funzionare.
Infine, dopo l’inguacchio, il capo pasticciere decise di coprire il composto tormentato con due dita di meringa e di metterlo in forno.
Cionondimeno, tutt’altro che fiero del risultato, chiamò il cameriere che aveva commesso la malefatta e
gli disse di portare il risultato (chiamato mestamente zuppa) all’inglese, ossia all’ambasciatore Napier.

Il cameriere si recò in sala con il dolce sfortunato, ingoiando la saliva in eccesso per la paura di affrontare Ferdinando II,
il quale non riconoscendo il suo dolce preferito (figurarsi provare a far fesso un re) chiese spiegazioni.

L’arte di arrangiarsi – tipicamente napoletana – si manifestò così in tutto il suo splendore:
“Maestà, questo dolce è stato creato proprio apposta per il nostro ospite d’onore, la famosa zuppa inglese.”

Ecco che da un errore imperdonabile, nasce il dolce sempreverde della domenica napoletana, spesso nella forma mignon di piccola pasticceria: la zuppa inglese.
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Re: lo sapevate che ......?

#45 Messaggio da nicola »

Sapete fare due conti ? :laugh:

L’ ENIGMA EGIZIO
Piramide.jpg
La Grandi Piramide di Cheope contiene un enigma di cui nessuno storico o archeologo preferisce parlare.
Tutti gli archeologi sono concordi nel dire che la struttura della piramide è composta da circa 2.400.000 blocchi di roccia con un peso che varia tra le 2 e le 70 tonnellate.
Ciascuno di questi blocchi di roccia è stato posizionato con una precisione assoluta, visto che la piramide ha un margine di errore di solo 1 centimetro alla base, e di solo 1 grado di allineamento verso il nord.
Un risultato simile si ottiene oggi solo con dei sistemi di costruzione guidati dai laser.

Ma non è la precisione con cui è stata costruita la Grande Piramide a lasciare impressionati.
E nemmeno vogliamo addentrarci sul modo in cui sono stati trasportati i blocchi.
La “domanda dalle cento pistole” è invece un’altra: quanto tempo ci hanno messo?
Perché è questa “la domanda di tutte le domande” da farsi?

Ammesso che gli operai egizi siano riusciti a tagliare, trasportare e posizionare 1 blocco al giorno,
per costruire la Grande Piramide ci sarebbero voluti esattamente (2.400.000 : 365) anni, vale a dire 6.575 anni per terminarla.
Questo vuole dire che la piramide, data per terminata nel 2.500 a.C. circa, sarebbe stata iniziata come minimo nel 9.000 a.C.
Ma secondo gli archeologi la Grande Piramide venne costruita in soli 10 anni verso il 2.500 a.C.
Cosa comporta questa affermazione?

Per essere costruita in circa 10 anni, come insegna l’archeologia ufficiale,
calcolando che si lavorava solo con la luce del giorno e quindi 10 ore al giorno,
ogni blocco della piramide deve essere stato tagliato, trasportato e posizionato al ritmo di meno 1 ogni minuto,
ossia uno ogni 60 secondi o poco più. (1 blocco x 60 minuti x 10 ore x 365 giorni x 10 anni) = 2.190.000.
Vi immaginate un gruppo di lavoratori dotati di strumenti teneri come il rame, che non conoscono nemmeno la ruota in quel tempo,
tagliare blocchi da 2 a 70 tonnellate, trasportarli su tronchi tramite rampe e posizionarne 1 ogni minuto senza interruzione,
ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno, per 10 anni? Io onestamente ho qualche difficoltà.

La Grande Piramide fu sicuramente costruita da gente che viveva nel posto in cui è stata rinvenuta.
Ma è piuttosto evidente che il tempo in cui venne realizzata, e forse anche gli autori che la realizzarono, probabilmente non sono quelli che in molti pensano.
...
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA
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Re: lo sapevate che ......?

#46 Messaggio da nicola »

Gingko Biloda.jpg
Ha 1400 anni il Gingko Biloba che produce foglie d’oro.

Una volta l’anno le migliaia di foglie dell’imponente albero del tempio buddista Guanyin Gu,
nella regione della Zhongnan Mountain, Cina, si trasformano in una tonalità luminosa di giallo dando vita ad uno straordinario spettacolo della natura.

Testo di Clara Salzano – tratto da fanpage.it - cina
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Re: lo sapevate che ......?

#47 Messaggio da nicola »

grattacielo.jpg

1 gennaio 1930.
Un famoso scatto di Lewis Hine ritrae un operaio, senza particolari imbracature di sicurezza,
intento a lavorare alla costruzione del nuovissimo edificio destinato a diventare un simbolo della città di New York:
l’Empire State Building.
Una curiosità:
per la costruzione si impiegarono circa 3400 operai,
in maggioranza immigrati italiani e irlandesi,
affiancati da una cospicua minoranza di nativi Mohawk assunti per il loro grande equilibrio anche a notevoli altezze.
Il cantiere registrò il decesso di 6 operai in tutto.
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#48 Messaggio da Sonosardo »

Perché si dice partire in quarta
Inizialmente si pensava che la frase "partire in quarta" derivasse dal mondo delle auto. In passato infatti la quarta marcia era la più veloce. In realtà recenti studi hanno dimostrato che questo modo di dire non deriva da un gergo automobilistico, ma arriva da un altro mondo quello della scherma.

Il detto infatti sarebbe legato a una posizione di questo sport che viene usata per effettuare un attacco. L’arma viene impugnata in "quarta posizione" per effettuare stoccate estese e dritte con un’azione immediata e decisa.
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