Che dire ....... SI GIOCA BRUTALMENTE ALLO
SCARICABARILE !!!
Tanta riflessione (capo dello stato, governo, regione, sindacati, ecc....) per trasferire la "colpa della mancata riapertura delle attività meno colpite dai sismi " ai tecnici che non certificano le costruzioni!!!
LA CLASSICA RISPOSTA "BUROCRATICA" DELLA PEGGIOR SPECIE DA PARTE DELLE ALTE SFERE DELLO STATO!
Non solo la ricostruzione, ma addirittura la riapertura "in regola" delle attività lavorative passa attraverso carte e bolli ....... come se si stesse richiedendo il TAV ( che a ben vedere è un po' meno essenziale del ritornare a lavorare!).
Ora provo a spiegare come si sarebbe potuto procedere.
1) abitazione o capannone
inagibile (gravi o gravissimi lesionamenti strutturali): beh ..... pericolo di crollo imminente o già crollato, quindi sopralluogo (VVF, Prot. Civ. o anche semplice tecnico privato) e contestuale schedulazione e comunicazione dello stato di danno totale, attribuzione di tenda e vitto e alloggio nel caso delle abitazioni , altrimenti sospensione immediata di ogni attività, nel caso del capannone con assistenza dei VVF e/o Prot. Civile per operazioni di recupero, per quanto possibile di macchinari e quant'altro per consentire un trasferimento in una sede alternativa non prercaria. In questo caso la faccenda si fa necessariamente lunga e passa attraverso la "filiera" burocratica delle attività di nuova costruzione/ristrutturazione ..... semprechè ci sia la volontà espressa di reinsediare l'abitazione o il capannone. In generale tali edifici dovranno essere completamente abbattuti e ricostruti sencondo norme antisismiche.
2)
inagibilità temporanea ( le lesioni ci sono e sono "importanti", ma non sono tali da ipotizzare il pericolo di crollo a breve termine (mesi) - a meno di essere colpiti nuovamente da un nuovo forte sisma, ma .... se la mettiamo così ...... andiamo tutti a mettere la tenda nel Sahara e non ci pensiamo più!): SEMPLICE COMUNICAZIONE SCRITTA ALL'UFFICIO TECNICO COMUNALE (che può benissimo operare anche sotto una tenda con qualche computer ed una fotocopiatrice!) da parte del proprietario dell'immobile e dei suoi tecnici incaricati a programmare gli interventi di ripristino e di messa in sicurezza (evitare l'aggravarsi delle lesioni) e delle opere di "irrobustimento" strutturale dell'abitazione o del capannone (
attenzione il singolo appartamento non fa testo: bisogna intervenire sull'intero palazzo o sull'intero gruppo di capannoni, ovviamente ).
Naturalmente le attività di cantiere vanno effettuate secondo la normativa vigente in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro con particolare riferimento all'attività edilizia.
Al termine dei lavori si consegna la documentazione "esecutiva" degli interventi operati e, comunque, VVF, Prot. Civile o qualsiasi altra struttura tecnica dello stato può controllare in ogni momento cosa si sta effettivamente facendo! Quindi niente furbini! Saranno gli stessi tecnici che hanno seguito l'intervento a dare l' "agibilità" fermo restando i controlli che l'amministrazione comunale potrà fare in tempi più tranquilli.
Vietato qualsiasi intervento che si possa in qualsivoglia maniera configurare come attività edilizia di nuova costruzione/ampliamento o ristrutturazione: quella passa per i canali ordinari come il caso 1).
L'inagibilità temporanea consente di usufruire del trattamento (tenda pasti, ecc.) come nel caso 1) per la durata dei lavori di ripristino ; analogamente al caso 1) per le attività produttive.
3) agibilità : qui occorre differenziare tra edifici civili e industriali/artigianali.
I primi (che spesso hanno piani bassi bassi interessati da esercizi al commercio al minuto o attività di servizio - es. farmacia, studio tecnico, filiale di banca, rappresentanza, ecc...) "possono" fare ulteriori interventi di "rinforzo strutturale", dandone ovviamente comunicazione scritta come nel caso 2) ma .....non sono obbligati necessariamente a fare ulteriori opere (d'altronde cosa sarebbero agibili a fare?!).
Nei capannoni -con particolare riferimento a quelli realizzati prima dell'applicazione delle norme antisismiche -, invece, le opere di "irrobustimento strutturale" restano indispensabili!
In generale, il criterio di irrobustire la struttura dovrebbe seguire non tanto la destinazione d'uso dell'edificio, quanto la sua natura strutturale: cioè
tutti quegli edifici realizzati con elementi strutturali - travi, capriate, pilastri - prefabbricati.
Il parametro definito dal D.L. che impone una resistenza pari ad almeno il 60% di quella corrispondente ad una progettazione antisismica di ultima generazione (2008) può andare già bene come standard minimo, ma lascerei ampia facoltà alla proprietà ed ai suoi tecnici di "innalzare" tale livello.
Intendiamoci: la struttura non diventa antisismica: non è nata tale e tale non diventerà mai se non demolendola e ricostruendola, ma si intriducono rinforzi "ad arte" che, quantomeno, impediscano immediati "effetti domino" . Non resisteranno certo all'infinito (d'altronde ben poco resta in piedi dopo un 8° Richter), ma almeno non crolleranno alla prima scossa seppellendo i lavoratori.
Come nel caso 2) la comunicazione scritta è il primo passo da farsi e, comunque i lavori non potranno durare in eterno (sempre a proposito di furbini!); tenuto conto dell'urgenza degli interventi, ma anche della fondamentale necessità di studiare caso per caso, da parte dei tecnici, le soluzioni più appropriate, direi che un anno può essere sufficiente in prima battuta.
Naturalmente, all'ufficio tecnico comunale, spetta un'opera di "censimento" delle aziende presenti sul proprio territorio di competenza , il monitoraggio delle situazioni inagibili, temporaneamente inagibili e agibili con interventi onde assicurare che nessuno si dia "disperso". Chiaramente la cosa non si applicherà a quelle aziende che .... o per danni gravissimi o .....per scelta ...... si traferiranno altrove.
Come si può ben vedere ..... senza buttare in strada nessuno , ma semplificando al massimo la burocrazia, sarebbe possibile iniziare la ricostruzione senza rischiare una "cementificazione selvaggia" e senza "criminalizzare" i datori di lavoro privi attualmente della famigerata "agibilità sismica" o tacciare di "lentezza e irresponsabilità" i tecnici che seguiranno i lavori.
Ovvio che operare con il timore che di "un certo tipo di magistrati" in cerca di clamore sui mass-media possa diventare "parte attiva" in questo contesto già disastrato ...... non aiuta certo gli stati d'animo.
E' il tempo di operare con le maniche rimboccate ..... non di scrivere fiumi di chiacchere su carte bollate.
I terremoti non si fermano, si possono solo subire; per contro ... noi possiamo solo costruire meglio e rinforzare quanto già costruito .... nella speranza che non accada il peggio!
Come al solito ...... è sempre tutto molto semplice!