L'utilizzo degli anticorpi ( Immunoglobuline) contenute nel plasma sanguigno delle persone ammalate e poi guarite, non è una scoperta nuova ma è una tecnica vecchia di più di trent'anni ed utilizzata in passato per curare pazienti affetti da malattie causate dai virus.giorgio g ha scritto:Video interessante,speranza di cura con il plasma di chi ha superato il covid-19
https://www.facebook.com/LombardiaNotiz ... 340104986/" onclick="window.open(this.href);return false;
Per poter utilizzare questa cura però bisogna che i pazienti si siano ammalati, guariti ( ma nel frattempo altri saranno ahimè morti ) e che abbiano sviluppato anticorpi sufficenti per poter essere utilizzati a curare un altro paziente e non tutti sono in grado di fornirli. Funziona in pratica come un vaccino a scoppio ritardato. Il vaccino è fatto con i virus inattivati che vengono iniettati nelle persone; il sistema immunitario li riconosce come nemici (per fortuna non sa che sono inattivi!) e corre ai ripari creando, tramite apposite cellule chiamate linfociti B, gli anticorpi che sono specifici solo per quel virus. Dopo 7/10 giorni ce ne sono in quantità sufficente e se si viene in contatto con il virus vero gli anticorpi lo bloccano non ci si ammala.
Con il plasma del paziente guarito in pratica si danno ad un paziente ammalato gli anticorpi già formati.
Quindi questa cura può essere utilizzata solo quando l'epidemia è già in corso ed ha già fatto molte vittime. Adesso sarebbe il momento giusto,ma ci vorrebbe uno sforzo organizzativo eccezionale nel cercare i donatori tra quelli ammalati ma soprattutto tra gli asintomatici che sono molti di più ( si parla di diversi milioni, il15% della popolazione) tramite AVIS o altre organizzazioni che però, purtroppo, sembra utopistico da realizzare.
In effetti il numero di persone curabili con questa tecnica è stato sempre limitato.